Il Beaufort è un formaggio francese a latte crudo già abbastanza noto (è Aoc dal 1968) che da oggi rischia di diventarlo ancor più. A portare sulle pagine della stampa internazionale il nome del formaggio savoiardo è stata la notizia secondo cui dal siero ottenuto dopo la caseificazione si può ricavare energia elettrica. E non poca.
"Il siero" – raccontano quotidiani come The Indipendent e The Telegraph – "versato in appositi serbatoi e addizionato di batteri, naturalmente fermenta, e fermentando produce metano e biossido di carbonio", presso l'unità produttiva della compagnia elettrica Edf, ad Albertville. Nel presentare l'attività, su cui il fornitore Valbio è attivo da anni, sono stati forniti i primi dati, che rendono bene l'idea: "dall'intera produzione di Beaufort si potrebbero ricavare quasi tre milioni di chilowattora di energia all'anno. Vale a dire la medesima che può essere generata da oltre 1.100 tonnellate di carbone o di 200mila litri di petrolio".
Peccato che nessuno dei quotidiani impegnati nel riportare la notizia si sia preso la briga di raccontare il "lato oscuro" del biogas, che nell'ambiente rilascia molti e gravi inquinanti e che – a prescindere dalla materia prima da cui parte – che siano liquami zootecnici o siero di latte – risulta particolarmente dannoso per le aziende del settore caseario, a causa dei clostridi, batteri sporigeni le cui spore resistono a trattamenti prolungati ad alte temperature e che innescano nella catena produttiva fieno-stalla-mungitura-caseificio le contaminazioni che portano a molti gonfiori e a tossinfezioni (ricordate i morti per botulino nel mascarpone, anni fa?) e che in stalla possono causare vere e proprie stragi, per la fulmineità e la virulenza con cui il batterio aggredisce l'organismo dell'animale.
Non è un caso poi se negli ultimi anni, realtà come quella del Parmigiano-Reggiano, in cui gli impianti di biogas hanno largamente attecchito, si sia registrata una forte impennata dei gonfiori tardivi che – a causa proprio dei clostridi – portano alla declassazione delle forme e ad un'infinità di problematiche da noi già trattate.
"L'impianto", spiegano i responsabili della Valbio, "produrrà all'incirca 2,8 milioni di kWh all'anno, sufficienti per soddisfare le esigenze di una comunità di 1.500 persone", ma che in questo caso servirà unicamente ad alimentare le unità produttive. I problemi che ne deriveranno, in primo luogo per ambiente e salute pubblica, ma anche il turismo, li scopriranno tutti, in un futuro neanche troppo lontano.
11 gennaio 2016