Sono anni che andiamo ripetendo che i cosiddetti "latti" di origine vegetale abusano del termine "latte" e che dovrebbero essere denominati più propriamente "bevande" (bevanda a base di soia, di avena, etc.). Anche perché le prerogative nutrizionali dei vegetali da cui quelli derivano non sono minimamente accostabili ai veri latti di origine animale. E poi, così chiamandoli, non si inducono in errore i consumatori?
Pur rimanendo ancora irrisolta la questione "latte", qualcosa inizia a muoversi per sostenere la necessità di rimettere ordine fra tanta confusione. Una confusione – è evidente – che è stata indotta da un eccessivo liberismo e dall'arrembanza dei produttori di alimenti cosiddetti "innovativi". Giunge notizia, finalmente, dalla Germania, di una sentenza emessa da un tribunale civile che, riunito per giudicare sulla legittimità della denominazione "formaggio vegan", ha stabilito che la medesima vìola le regole della concorrenza e del mercato, precisando che le specifiche riportate sulla confezione a proposito dell'origine vegetale della materia prima non cambiano la sostanza della cosa e che il termine "formaggio" – così stabilisce la sentenza – non potrà più essere usato da quel produttore. Tale provvedimento – ha precisato la corte – è esteso ad ogni altra azienda del Paese.
Il portavoce del tribunale, Andreas Klein, ha precisato ai media nazionali che la corte ha deciso di mantenere il massimo riserbo sul nome dell'azienda, ma a quanto pare il tam tam presto avviato tra le redazioni dei giornali ha già risolto l'arcano, mettendo in circolazione il nome dell'azienda. Si tratta della tedesca TofuTown, che – a quanto riferito dal quotidiano Die Welt – sarebbe ora determinata a presentare un ricorso.
La decisione del tribunale porta con sé, finalmente, l'applicazione del regolamento Ue n. 1308/2013, che protegge l'uso dei termini lattiero-caseari. In poche parole, la denominazione "formaggio" non può essere utilizzata per un prodotto che non sia realizzato con latte di origine animale.
La discussione è assai vivace ora nel mondo dei produttori "veg", la gran parte dei quali asserisce che qualsiasi altra definizione ("alternativa al formaggio di origine vegetale"o consimili, ndr) non sarebbe idonea a sostenere un'efficace presenza del prodotto sul mercato. La tesi più diffusa sostiene che i consumatori vegani lo chiamano ormai "formaggio vegano" e cercano il "formaggio vegano". E che l'imposizione di un qualsiasi altro termine comporterebbe difficoltà per i consumatori (nel reperimento del prodotto) e danni per chi produce.
Non è ancora detta l'ultima parola, ma il caso tedesco lascia sperare che un precedente come questo dia la possibilità in futuro per altre analoghe azioni nei restanti Paesi dell'Unione Europea. Forse è solo questione di tempo. E di qualche segnalazione che ora potrebbe più facilmente essere accolta presso le sedi nazionali dei Garanti della Concorrenza e del Mercato. Non ci resta che sperare, attendere e – perché no? – segnalare.
16 maggio 2016