Ancora una volta la zootecnia intensiva e i suoi metodi di bieco asservimento del mondo animale alle proprie logiche mettono in mostra i loro disvalori e le proprie nefandezze: ancora un farmaco viene sospeso, dopo un'introduzione sul mercato che poteva essere fatta assai meglio. Poche cautele (o forse nessuna), è evidente, per la commercializzazione del Velactis (sul mercato dal dicembre scorso) e qualche vacca ci ha già rimesso la pelle, prima che qualcuno pensasse bene se autorizzarlo o meno.
Venerdì scorso 24 giugno, il ministero della Salute ha diffuso una nota indirizzata ai medici veterinari comunicando, finalmente, la pericolosità del farmaco. Il testo ministeriale ha annunciato – testuali parole – "che sono stati riscontrati eventi avversi in bovine da latte, a seguito dell’utilizzo del medicinale veterinario Velactis". "Velactis", prosegue la comunicazione ministeriale, "contenente il principio attivo Cabergolina, è un medicinale autorizzato dal dicembre 2015, per le bovine da latte nei programmi di gestione della mandria come facilitatore per la messa in asciutta drastica, mediante la riduzione della produzione di latte".
Il messaggio la dice lunga su quali siano le responsabilità di chi produce latte all'interno di sistemi industriali spinti, puntando più alle quantità che alla qualità. Per non parlare del benessere animale reale, in situazioni in cui dei magnifici imprenditori non pensano di trarre profitto dall'allevamento di animali (che andrebbero allevati al meglio per produrre meglio) ma forse credono che in quelle sembianze fatte di carne e ossa si celino davvero delle macchine da latte. Imprenditori che – è evidente – pensano solo alla produttività, infischiandosene sia della qualità dei prodotti (quindi dei consumatori) che dell'esistenza dei propri animali.
I cataloghi di aziende come la Ceva Santé Animale, che il Velactis produce, sono le passerelle delle sofferenze di animali immolati sull'altare del profitto. Basti prendersi la briga di leggere qualche bugiardino per comprendere quanto dolore si infligge loro consumando – noi consumatori – troppo e male. Tornando al Velactis, il farmaco non è di certo nato per sostenere l'animale in una fase di per sé delicata, come quella della messa in asciutta, dopo mesi e mesi di ininterrotta lattazione. Niente affatto: questo farmaco è stato creato, al pari di tanti altri, per "tagliare corto" in un passaggio che naturalmente avviene in alcuni giorni. Secondo la logica di chi mira alla produttività, i tempi vanno ridotti nella fase in cui l'animale non produce più latte, così da poterlo reinserire al più presto nel ciclo produttivo.
Quelli che il ministero ha chiamato com falso pudore "gli eventi avversi gravi", sono stati riscontrati in vari Paesi d'Europa, soprattutto in Danimarca, e sono – spiega il ministero della Salute "il decubito laterale e alcuni casi di morte, che si sono verificati tra le 8 e le 24 ore dopo la somministrazione del medicinale".
"La Ceva Santé Animale", rassicura la nota ministeriale, "ha sospeso la distribuzione del medicinale in Europa, in attesa di ulteriori indagini scientifiche. È pertanto strettamente raccomandato ai medici veterinari di sospendere la prescrizione veterinaria e di riportare al Ministero della Salute (e ai Centri regionali) e alla Ceva Santé Animale qualsiasi sospetto di reazione avversa utilizzando la scheda di segnalazione del Ministero o quella dell’allegato II del decreto legislativo 193/2006".
"Si raccomanda, inoltre, agli allevatori", conclude il ministero, "di sospendere la somministrazione del medicinale e di segnalare ai medici veterinari eventuali reazioni avverse che si fossero verificate".
Ai consumatori un messaggio solo: volete essere ancora corresponsabili di tutto questo?
24 giugno 2016