Nuova ”casa” per il Tuffatore di Paestum. Grazie a Vannulo

La copertura della Tomba del Tuffatore di Paestum - foto di Michael Johanning, Creative Commons License©La cultura sostiene la cultura. La mozzarella di bufala, simbolo indentitario della Piana del Sele, in quella che è riconosciuta da tutti come la massima espressione di questa realtà – la Tenuta Vannulo di Antonio Palmieri – ha finanziato il ritorno a Paestum della Tomba del Tuffatore, dopo che per un anno il reperto archeologico era stato esposto al Palazzo Reale di Milano (per l'Expo) e al Mann di Napoli (per la mostra "Mito & Natura").

Rientrata venerdì scorso 7 ottobre nel Museo Archeologico di Paestum, la tomba è ora ospitata nella rinnovata sala "Mario Napoli", dedicata all'archeologo che nel 1968 la scoprì, e che fu soprintendente archeologico di Salerno e Potenza negli Anni '60. La decorazione della copertura, da cui la tomba prende il nome, rappresenterebbe l'anima del defunto che si lancia nell'aldilà. Meno certe sono state per lungo tempo le origini dell'opera, ricondotta all'arte etrusca o greca, ma ora definitivamente attribuite ad una scuola locale operante tra la fine del VI e l'inizio del V secolo a.C.

Grazie all'attuale riassetto museale, i visitatori del polo archeologico potranno cogliere le affinità tra il famoso reperto (risalente al 480-70 a.C.) e la meno nota Tomba delle Palmette (datata 500-490 a.C.), scoperta dieci anni fa dall'archeologa Marina Cipriani, che del museo di Paestum fu direttrice per trent'anni. In entrambe, ha spiegato il direttore del museo Gabriel Zuchtriegel emerge «un modo di fare legato a credenze, ideologie e ritualità, radicato a Paestum per un certo periodo di tempo». Nella "tomba delle palmette", ha proseguito Zuchtriegel «vediamo lo stesso tipo di decorazione, con quattro palmette sulla lastra di copertura. Sembra come se fosse la tela di quella del tuffatore», realizzata successivamente.

Altre venti tombe, distribuite in vari necropoli della zona potrebbero contenere ulteriori chiavi di lettura grazie a cui il ritorno del "Tuffatore" nella sua Paestum si ammanta del fascino di un mistero che potrebbe in futuro essere maggiormente svelato. Il futuro turistico di Paestum appare destinato a raccogliere ulteriori successi, se solo si pensa che nei primi dieci mesi di quest'anno – nonostante l'assenza del suo pezzo più pregiato – il suo polo museale ha registrato 320mila visitatori (+27% rispetto allo stesso periodo del 2015), con un incremento degli incassi attorno al 50%.

Tornando al restauro della sala "Mario Napoli", il suo costo si è aggirato attorno agli 80 mila euro, 25 dei quali offerti dal mecenate Antonio Palmieri della Tenuta Vannulo, a cui va l'ammirazione e la stima della nostra Redazione.

10 ottobre 2016