Arriva il latte UV ma sarà business solo per l’industria

   Un "nuovo latte", la cui autorizzazione alla vendita nell'ambito comunitario europeo è forse passata un poco in sordina in quanto avvenuta alla fine di luglio, trova spazio in questi giorni sul sito web del prestigioso National Geographic. Si tratta del latte alimentare trattato con i raggi UV, che – a detta degli esperti – sarebbe connotato da un apprezzabile contenuto di vitamina D. La medesima vitamina che caratterizza alimenti come l’olio di fegato di merluzzo, le uova, il salmone, i pesci più grassi, il fegato, e di cui il latte comune sarebbe povero.

Il latte trattato con raggi UV ha un contenuto di vitamina D maggiore, e su questo aspetto la Commissione Europea rimanda alle definizioni del Regolamento Ue 1169/2011 e invita i produttori ad "informare in modo adeguato il consumatore della presenza ottenuta attraverso il trattamento con raggi UV" con la dicitura "latte contenente vitamina D risultante dal trattamento con raggi UV". Un latte ancor più interessante per le industrie, dal momento in cui i due trattamenti previsti – UV e pastorizzazione, oppure UV e Uht – consentono una shelf-life di 14-21 giorni, sempre più conveniente per chi produce, in termini di consegne e di reso dai punti vendita.

Il trattamento – conosciuto da oltre trent'anni ma solo oggi enormemente migliorato – non aveva mai trovato un'applicazione industriale in quanto il gusto del prodotto peggiorava, in ragione del decadimento dei grassi sottoposti all'irradiazione ultravioletta. La problematica pare sia stata ora risolta attraverso una modifica degli impianti destinati a questo procedimento.

Questo latte verrà proposto soprattutto per sopperire ai rischi dovuti alla carenza di vitamina D, principale causa del rachitismo, un fenomeno poco diffuso in Italia per via dell'abbondante irradiazione solare a cui siamo sottoposti e anche grazie ad un’alimentazione ancora abbastanza varia e ricca. In altri Paesi, caratterizzati da diverse condizioni meteo e ambientali, in cui l'irradiazione del sole è assai inferiore, il rachitismo è ancora purtroppo diffuso.

È proprio in uno di essi – il Regno Unito – che opera la prima industria che ha fatto richiesta alla Unione Europea di inserire nel mercato un latte vaccino ad alto contenuto di vitamina D. Secondo la legislazione europea questo latte è da considerarsi un "novel food", in quanto mai prodotto né commercializzato prima nel nostro Continente.

L'articolo del National Geographic, basato sull'intervista a Domenico Carminati, ricercatore del Crea-Flc (centro di ricerca per le produzioni foraggere e lattiero-casearie), è raggiungibile cliccando qui. Ancora una volta, leggendo di novità in materia di latte, quel che ci balza più all'occhio è che né le testate giornalistiche – per quanto prestigiose e scientifiche – né i grandi esperti si prendono la briga di specificare l'esistenza di varie tipologie di latte e che tutti diano per sottinteso che il latte sia un unicum indistinto. Cosa che – pur verosimile per le produzioni industriali – risulta del tutto falsa in un'accezione più ampia.

10 ottobre 2016