Alimenti per l’infanzia: il ministero dimentica il latte dell’erba

Un'immagine dal sito web del Latte Nobile: il buon latte non è bianco. È giallino, e contiene tanti nutrienti che nel latte industriale non sono quasi per nulla presentiLa nostra salute, si sa, è strettamente legata alle abitudini alimentari, agli eccessi, agli abusi e più in generale agli errori in campo nutrizionale, ma anche – e non poco – alla qualità reale del cibo. A volte ci capita di pensare che troppo spesso gli industriali del settore se lo dimentichino, o che forse – troppo intenti al proprio tornaconto immediato – non se ne curino più di tanto. Il cibo-spazzatura è un’insidia ormai presente da anni in ogni istante della nostra vita e mette a rischio il benessere di grandi e piccini.

Su questa scottante tematica, se da un lato gli organismi statali riescono a mettere a freno solo una parte degli illeciti più palesi (le frodi, e non tutte), dall’altro non hanno strumenti per contrastare o limitare l’operato di quelli che, pur producendo alimenti non del tutto salubri, riescono a rimanere all’interno dei confini che sono stati concessi loro. In altre parole la legislazione in materia di produzione agroalimentare non è rigorosa quanto dovrebbe essere, e allora chi ci governa, di tanto in tanto, si preoccupa di emanare le linee-guida per una corretta alimentazione. Vale a dire: “io Stato permetto la circolazione di schifezze, poi ti dico come evitarle”. Un gioco perverso e assolutamente poco democratico, da cui diversi soggetti (i meno abbienti, i disinformati, quelli che hanno un medico non all’altezza, etc.) vengono tagliati fuori. Ritrovandosi a mangiare, spesso o sempre, poco bene o anche molto male.

Le ultime linee-guida, o linee di indirizzo, come vengono chiamate da qualche tempo (con una definizione assai meno impegnativa, ndr), sono state divulgate nei giorni scorsi dal Ministero della Salute e riguardano l’alimentazione del bambino sino al terzo anno di età. La consapevolezza che “l’alimentazione è strettamente collegata alla salute del bambino”, si legge nelle pubblicazioni della Sip (Società Italiana di Pediatria, direttamente coinvolta nell’iniziativa, ndr) “rende necessario intervenire con politiche nutrizionali che promuovano una alimentazione corretta ed equilibrata, contrastando il costante incremento delle patologie croniche non trasmissibili”.

In questo senso, nello scorso mese di maggio, il ministero stesso aveva deciso di creare il “Tavolo di lavoro per la corretta alimentazione del bambino fino a tre anni”, a cui è demandato il compito di definire le iniziative da adottare per “migliorare lo stato di nutrizione della popolazione infantile nel periodo di vita in cui il bambino passa gradualmente dal latte materno (o latti-formula, purtroppo, ndr) ai cibi semi-solidi diversi”.

Nei giorni scorsi il ministero ha così comunicato i principali errori nell’alimentazione dei più piccoli, che si vedono somministrare troppe proteine, poco ferro e pochi acidi grassi essenziali. Tra le varie indicazioni fornite, le nuove linee di indirizzo ministeriali sconsigliano del tutto il latte vaccino nel primo anno di vita, che rimane raccomandabile – ma con cautela – a partire dal secondo. “Laddove quindi l’allattamento materno non è possibile”, precisa il documento, “le formule per lattanti sono gli unici prodotti in grado di sostituirlo, perché in grado di soddisfare il fabbisogno nutrizionale nei primi mesi di vita”. Peccato che esistano le banche del latte e che il ministero se lo dimentichi.

Interpellato dall’agenzia giornalistica Ansa, uno dei componenti del suddetto tavolo, il dottor Marcello Giovannini, ha sottolineato che «il latte vaccino viene spesso somministrato, un po’ per errata cultura diffusa, per comodità o motivi economici, ma ha un contenuto di proteine inadeguato alle esigenze di un bimbo piccolo: pari al triplo rispetto al latte materno e di molto superiore ai latti formulati».

Purtroppo, molto spesso non si tiene conto che in quella fascia di età l’apporto energetico, secondo le indicazioni dei Larn (Livelli di Assunzione di Riferimento ed Energia per la popolazione) dovrebbe derivare per il 50% dai carboidrati, per il 40% dai grassi e solo per circa il 10% dalle proteine. A questo proposito Giovannini, che sino ad alcuni mesi fa è stato presidente della Sinupe (Società Italiana di Nutrizione Pediatrica), ha aggiunto che si tratta di «dosi facili da superare. Purtroppo c’è la tendenza ad aumentare le proteine che, se in eccesso, condizionano la regolazione di insulina e ormoni dell’appetito, con conseguente aumento di problemi metabolici e di obesità”. Conferme in questo senso arrivano da recenti studi scientifici, che hanno messo in evidenza un forte aumento del rischio di obesità (sino a 2,5 volte di più) per i bambini con dieta iperproteica rispetto a quelli alimentati correttamente.

Quanto ai lipidi, essi debbono fornire il 40% di energia nel lattante, il 35-40% da 1 a 3 anni, il 20-35 % dopo i 4 anni, ma i nuovi Larn indicano che in tutte le età pediatriche devono essere assicurati gli acidi grassi Omega3 (che sono nel buon latte da erba e fieno, ma nessuno al ministero si ricorda di sottolinearlo, ndr) perché essenziali per lo sviluppo del cervello. A sostenere questa informazione torna Giovannini, che proprio a riguardo degli Omega3 sentenzia: «può essere assicurato dal latte materno e, in sua mancanza, dai latti formulati, ma non dal latte vaccino. Quest’ultimo infatti non contiene acidi grassi polinsaturi a lunga catena, come i derivati dell’acido arachidonico e l’acido docosaesaenoico, di cui i latti formulati sono integrati».

Stavolta è il mondo scientifico a cadere nel solito errore della generalizzazione. È evidente come l’esperto di turno ami generalizzare parlando di latte vaccino come se esso fosse un unicum indistinto – silomais e unifeed – e come di fatto non è. Peccato che proprio uno dei massimi esperti di pediatria, nel pensare ad una “valida” alternativa al latte materno non sappia spingersi oltre la raccomandazione dei latti-formula che spesso sono finiti sotto la lente d’ingrandimento per varie e ripetute problematiche. Tra queste, l’ultima ha riguardato l’utilizzo dell’olio di palma. Se queste sono le alternative, e se questi sono gli esperti, purtroppo, non siamo messi molto bene.

24 ottobre 2016