Il formaggio fa bene o fa male? Il Test lo sa? Forse sì, anzi no

Un titolo alquanto presuntuoso quello del Test del Salvagente, a giudicare dai luoghi comuni di cui è infarcito l'articolo del professor Alberto Ritieni. Il difetto maggiore? Fare di tutta l'erba un fascio, senza distinguere i formaggi dell'erba dai formaggi del mangimeEsistono dei giornali – che siano cartacei od online poco importa – da cui i consumatori consapevoli si aspettano qualcosa di più. Testate giornalistiche, frutto di un lavoro che ci si aspetta migliore – più puntuale e attento – rispetto ad altre fonti d'informazione. Non per nulla: giornalisti ed editori sono chiamati a rispondere ad un codice deontologico che prevede tra le altre cose il necessario approfondimento delle fonti, e che altri operatori dell'informazione (blogger ad esempio, non sono tenuti a rispettare.

Tra questi giornali un posto di particolare rilievo lo ricopre "il Test", il "mensile dei Diritti, dei Consumi e delle Scelte" del settimanale "Salvagente", vero e proprio riferimento nel campo dei consumi alimentari (e non solo). E proprio l'ultimo numero de "il Test" – quello di giovedì 12 gennaio scorso – ha deciso di tornare sull'argomento "formaggio" con un articolo affidato alla penna del professor Alberto Ritieni, che si interroga – e risponde – su alcune delle più comuni credenze diffuse tra i consumatori.

Eccoli qui di seguito i quesiti, in estrema sintesi, tutti su argomenti troppo spesso trattati in maniera approssimativa o erronea da moltissimi giornali:

1.  Il formaggio, a pranzo o a cena, può appesantire la digestione?
2.  Chi soffre di osteoporosi può trovare nei latticini più calcio per migliorare la propria salute?
3.  I formaggi possono causare problemi di intolleranza?
4.  È vero che i formaggi magri o “light” non creano problemi di salute o di sovrappeso?
5.  Il formaggio conservato in frigo avvolto nella pellicola si conserva più a lungo?

Bene, anzi male, per un motivo di fondo, semplice e sostanzioso: in nessuna delle risposte (leggi qui l'articolo) il professor Ritieni ha pensato di dover trattare dell'origine dei formaggi. Come se i derivati del latte fossero tutti uguali. Come se dall'alimentazione delle lattifere non dipendesse la qualità dei prodotti, vale a dire i loro contenuti nutrizionali.

Il dottor Loreto Nemi, dietista e nutrizionista, intervistato dalla nostra Redazione per capire i limiti dell'articolo apparso sul Test del SalvagentePer fare luce sul tema e ridare alla verità delle cose il giusto risalto, la nostra redazione ha intervistato il nutrizionista e dietista dottor Loreto Nemi (che nello scorso novembre aveva commentato per noi le analisi di latti del fieno e latti del mangime, per noi effettuate dallo Zooprofilattico di Brescia).

Redazione Qualeformaggio: Dottor Nemi, cosa ne pensa di questa stroncatura dei formaggi, proposta da "il Test" del Salvagente"?
Dottor Loreto Nemi: Penso che come in molte cose che riguardano l'alimentazione, sarebbe bene non generalizzare troppo. Non tutti i formaggi fanno male, e il colesterolo non è l'unico fattore da considerare. Di solito si parla in modo generico senza tenere conto della qualità di ciò che mangiamo, e nel caso dei formaggi la qualità dipende moltissimo da cosa le vacche hanno mangiato. Vi è, infatti, una fondamentale differenza fra il latte proveniente da animali allevati al pascolo (o nutriti a fieno nella stagione avversa, ndr) e quello proveniente da vacche (o pecore, capre, bufale, ndr) nutrite con insilati di mais, unifeed e Ogm. Esistono forti differenze tra il formaggi prodotti dai due sistemi di allevamento.

R.QF.: Quali sono queste differenze?
D.L.N.: Gli studi condotti in laboratorio confrontando i valori nutrizionali del latte di vacche allevate a fieno ed erba e del latte di vacche alimentate prevalentemente ad insilati e mangimi hanno evidenziato differenze basilari per quanto riguarda il rapporto fra Omega 3 e Omega 6, le quantità del CLA (l'Acido Linoleico Coniugato, un acido benefico per il nostro organismo), del betacarotene e del retinolo (vitamine e antiossidanti).
I risultati delle analisi hanno riscontrato nel latte munto dalle vacche allevate al pascolo un maggior apporto di Omega 3, un miglior rapporto fra Omega 3 e Omega 6, un maggior quantitativo di CLA, di betacarotene e di acido butirrico, un acido grasso che nutre i colonociti, ovvero i batteri del colon.

R.QF.E sui grassi, cosa si può dire?
D.L.N.Che anche i grassi saturi hanno un ruolo importante per la nostra salute, e non sono del tutto dannosi. È fondamentale quindi, parlando di formaggi, tenere sotto controllo sia la quantità consumata, ma anche la qualità e la frequenza di consumo. È opportuno ricordare che il colesterolo presente negli alimenti non viene assorbito del tutto, ma c’è anche un colesterolo che viene prodotto dal nostro organismo, a partire dagli zuccheri.

R.QF.Quale consiglio per i consumatori?
D.L.N.In conclusione, i formaggi di buona e ottima qualità presentano delle proprietà nutritive che dal rumine passano direttamente al nostro sangue. Il mio consiglio è: informatevi bene sui prodotti casearii che portate sulle vostre tavole. Se si tratta di formaggi di qualità (da animali nutriti prevalentemente ad erba e fieno) non abbiate paura del colesterolo, consumate quei formaggi senza problemi. E gustateli con piacere, perché nella giusta quantità fanno bene alla vostra salute!

16 gennaio 2017