A distanza di alcuni mesi dai primi timidi annunci ufficiali e dopo che testate generaliste di larga diffusione (The Guardian, Cnbc) e specializzate (Food Navigator) hanno quantomeno accennato alla sua immissione sul mercato statunitense, gli artefici del nuovo pseudo-latte,”Perfect Day”, si son visti pubblicare un dettagliato articolo, giovedì scorso, da uno dei più autorevoli quotidiani statunitensi: Forbes. Il giornale di economia e finanza, che quest’anno compie un secolo di vita, ha dedicato giovedì scorso un ampio spazio al cosiddetto “latte” “senza mucche”.
La bevanda, prodotta da una start-up statunitense condotta da due ragazzi di 25 anni – Perumal Gandhi e Ryan Pandya – entrambi laureati in ingegneria biomedica, strizza l’occhio al mercato vegano ma se la deve ancora vedere con l’Fda (Food and Drug Administration) per farsi approvare l'(indebito) utilizzo della denominazione “latte”. Una volta superato questo decisivo passaggio (se non potesse utilizzare la dicitura “milk” perderebbe il suo ingannevole aspetto, ndr), il Perfect Day dovrebbe fare il suo sbarco sul mercato statunitense, previsto – a quanto sembra – entro la fine del 2017.
Non si tratta di un latte: è il metodo di produzione a dissolvere ogni dubbio
Il prodotto, ottenuto con un procedimento simile a quello utilizzato dai birrifici artigianali, è nato dopo una serie di prove e degustazioni per raggiungere una qualche affinità gustativa con il latte vero. A fermentare sono dei lieviti selezionati necessari per creare una “base” a cui vengono poi aggiunti un mix di zuccheri vegetali, grassi e minerali non meglio indicati, grazie a cui il prodotto sarebbe, al palato, paragonabile al vero latte, ma ancora una volta a quello della zootecnia intensiva (insilati, unifeed, etc.).
A finanziare l’operazione sono stati degli operatori privati – tra cui il miliardario Li Ka-Shing della Horizon Ventures – in larga parte operanti ad Hong Kong, che ad oggi hanno sborsato la bellezza di 4 milioni di US$.
Per realizzare il loro Perfect Day, i due intraprendenti giovanotti hanno ricevuto dal Dipartimento Statunitense dell’Agricoltura un ceppo di lievito – da loro denominato Buttercup – ottenendo poi la sequenza del Dna di una vacca, con cui hanno modificato il lievito stesso. Una volta che questo è fermentato, e ottenuta una “base” liquida ricca di proteine e zuccheri, avviene l’addizionamento di grassi e nutrienti a base vegetale necessari per completare la bevanda.
Come si può ben immaginare, essendo diretto principalmente ai target vegano e animalista, il prodotto viene accompagnato dai tipici argomenti della retorica che caratterizza il segmento più deviato del mondo dei consumi. I “valori” maggiormente dichiarati sono quelli di “dairy senza compromessi”, “cruelty-free”, “ecosostenibile”, “ormone-free” e chi più ne ha più ne metta.
A complicare però i piani dei due giovani imprenditori, sono giunte, non più di un mese fa, le sacrosante richieste che un cospicuo gruppo di deputati e di senatori ha indirizzato alla Fda per richiedere il divieto della denominazione “milk” alle varie bevande vegetali (di soia, di riso, di mandorla, etc.) che nulla hanno a che fare con la zootecnia da latte e con le sue specie di elezione.
27 febbraio 2017
Chi desideri approfondire può consultare il sito web di Perfect Day (cliccando qui) e il su citato articolo di Forbes, intitolato “Will You Eat This Yeast-Made Cheese?” (cliccando qui, entrambi in lingua inglese)