A volte le fortune di un colosso dell’industria mondiale si giocano su questioni apparentemente occulte al grande pubblico, come sta accadendo alla Nintendo che con il lancio della console Switch rischia un ribaltone senza precedenti. Vale a dire che i 30 milioni di pezzi che il prodotto dovrebbe vendere entro la fine del 2018 potrebbero segnare il successo (se tutto andrà bene, con 42 US $ di ricavi per ciascuna vendita) come l’insuccesso – e un bagno di sangue miliardario – se tutte le più infauste convergenze dovessero accanirsi sull’azienda giapponese.
Assieme alla notizia di un guaio tecnico non indifferente – la console si curva, deformandosi per il calore, una volta infilata nel dock – la settimana appena trascorsa ha portato con sé anche le voci di un polemico attacco della statunitense PETA, che in molti Paesi (ma non in Italia, per fortuna nostra) ha avuto un risalto clamoroso.
“L’associazione animalista, che a dire il vero da qualche tempo a questa parte scaglia i suoi strali senza il benché minimo scrupolo per le conseguenze che tali azioni possono creare, ha lanciato un vero e proprio atto di accusa all’azienda di Kyoto, addossandole responsabilità che solo un visionario animalista può ritenere reali (ed è quello il gioco: far leva su sensibilità spesso disturbate).
Oggetto della discordia, uno dei giochi pubblicati in occasione del lancio della nuova macchina, intitolato “Muuungi che ti passa!”. In esso non è riprodotto alcun ambiente di zootecnia intensiva, e i due mungitori sono intenti in una competizione di abilità, come mille altre. Con tutti i videogiochi violenti e diseducativi esistenti in commercio, immaginate se un prodotto come questo (all’inizio del video qui sotto, una sua presentazione) meriterebbe i toni dell’ennesima crociata.
Eh sì, perché la Peta, per pugno del proprio presidente Ingrid E. Newkirk, ha indirizzato una lettera aperta alla proprietà della Nintendo Co. Ltd in cui si legge che “i membri del nostro staff e degli attivisti hanno recentemente provato il minigioco, rendendosi conto che avete escluso tutta la crudeltà dalla mungitura. Abbiamo più di 35 anni di esperienza nell’investigare il modo in cui le mucche vengono sfruttate per il loro latte e non è mai così piacevole per questi animali. Possiamo avere un po’ più di realismo qui per favore?”
“Le mucche”, prosegue la missiva del numero uno di PETA, “producono il latte per nutrire i loro piccoli che invece gli vengono strappati appena dopo la nascita, per far sì che gli umani usino quel latte. Una mucca muggirà alla ricerca del proprio piccolo per giorni dopo che esso gli viene portato via. Forse potreste aggiungere questi suoni al vostro gioco per ricordare agli utenti che bevendo latte le persone supportano un’industria che separa le madri dai propri figli”.
La lettera termina lanciando una sorta di sfida ai vertici del colosso giapponese: “Se pensate che la natura di quanto succede realmente sia troppo cruenta da mostrare, vi suggeriamo di addolcire il soggetto, di simulare attività in cui nessun animale soffre. Il vostro team è abbastanza coraggioso da affrontare la verità?”
Una provocazione, quella dell’associazione animalista, che al momento non ha trovato alcuna risposta dalla controparte, ma che meriterebbe di essere rispedita al mittente con le armi di una logica che ci auguriamo appartenga ancora ad un’ampia parte della popolazione mondiale: il videogioco non ha riferimenti palesi al mondo della zootecnia industriale e allo sfruttamento animale. E mostra una scena che da circa 7mila anni accompagna la Storia dell’uomo; una Storia che ha avuto nella domesticazione animale uno dei passaggi cruciali dell’evoluzione dell’umanità, attraverso il mutuo scambio di benefici tra le principali specie lattifere e l’uomo: una caverna in cui ottenere riparo, calore, cibo e acqua assicurati, in cambio di una parte del proprio latte. Se ne facciano una ragione quelli di PETA e ogni animalista presente sulla faccia della Terra.
10 aprile 2017