Il batterio resistente è tra noi. Per colpa della zootecnia intensiva

Batterio Mrsa al microscopio elettronico – foto National Institutes of Health© – Creative Commons License©

Si fa un gran parlare da qualche tempo, tra i “romantici aficionados” della zootecnia estensiva e tra chi abbia a cuore un mondo più pulito, di quanto la zootecnia industriale rischi di diventare (se già non lo è diventata) una vera e propria bomba di patogeni per l’intera umanità.

È lecito ritenere che fenomeni come la mucca pazza, l’aviaria, l’influenza suina, abbiano radici in un modello allevatoriale che è sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno sinora ha voluto vedere. Un modello che però ci toccherà valutare e riconsiderare, anche a seguito della recente indagine comunitaria dell’Efsa (l’Ente per la Sicurezza Alimentare) sull’Mrsa (lo staphylococcus aureus resistente alla meticillina) dei suini, che punta il dito sull’uso eccessivo di antibiotici, molto diffusi anche nelle stalle della zootecnia intensiva da latte.

Venendo ai recenti risultati dell’Efsa, essi sottolineano quanto l’Mrsa, batterio resistente a molti antibiotici, è oggi presente negli allevamenti (di suini da riproduzione) di diciassette Stati su ventiquattro e nel 25% delle stalle esaminate, aggiungendo però che al di là dei valori medi, i risultati variano di molto da Stato a Stato. Tra i vari tipi di Mrsa individuati, l’St398 è il più riscontrato negli allevamenti dell’Ue, anche se alcuni Stati membri hanno riferito di altri tipi, assai meno diffusi.

«L’Mrsa», affermano gli esperti, «costituisce motivo di seria preoccupazione per la salute pubblica e i suoi diversi tipi sono riconosciuti come importante causa di infezioni contratte in ambito ospedaliero negli esseri umani». In un parere pubblicato già all’inizio di quest’anno, un gruppo di studiosi dell’Efsa ha evidenziato come attualmente non sussistano prove che l’Mrsa St398 possa trasmettersi agli esseri umani attraverso il consumo o la manipolazione di alimenti contaminati.

Nell’indagine pubblicata, l’Efsa raccomanda però di monitorare l’Mrsa nei suini e in altri animali destinati alla produzione di alimenti. Aggiunge inoltre che andranno svolte ulteriori ricerche, in modo da poter individuare le cause della diversa diffusione di Mrsa nei vari Stati membri e utilizzare i risultati per proporre possibili misure di controllo.

Secondo il parere condiviso delle quattro autorità sanitarie europee – Amr, Ecdc, Efsa e Scenihr – «la resistenza batterica ai farmaci antimicrobici è aumentata negli ultimi anni in tutto il mondo, rendendo difficile la cura di alcune infezioni umane e animali». In particolare, secondo i ricercatori dell’Ecdc (European Centre for Disease prevention and Control, ovvero centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), la resistenza dei “nuovi batteri” agli antibiotici rappresenta una delle maggiori minacce per la salute pubblica nell’Ue.

Le principali cause di resistenza di tali organismi agli antibiotici va ricercata nell’eccessivo uso  di antibiotici tanto nella medicina umana quanto negli allevamenti zootecnici intensivi dedicati alla produzione di carne e di latte. La resistenza dell’Mrsa è causata dalla capacità di mutazione del batterio, vista la sua sempre maggiore esposizione ai farmaci antimicrobici utilizzati in medicina umana e in veterinaria. Un’ulteriore complicazione viene dal grande traffico di animali e alimenti provenienti dai Paesi extraeuropei, che rendono impraticabile una strategia di monitoraggio attraverso programmi comunitari di sorveglianza. Le raccomandazioni per i soggetti più esposti – allevatori e veterinari – sono due: utilizzare con maggiore attenzione i farmaci antibiotici e antimicrobici e tenersi aggiornati sui progressi che in materia verranno compiuti dai ricercatori.

6 dicembre 2009