Un ricerca scientifica che si basi su un campione di oltre mille persone, oltre che impegnativa, offre a chi la conduce un alto valore di attendibilità. Lo sa bene Luca Deiana, direttore della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Sassari, che con il progetto Akea (acronimo di “a chent’annos”) ha avuto modo di valutare
quasi duemila soggetti per dare un perché alla diffusa longevità riscontrata in Sardegna (dove gli ultracentenari sono due per ogni mille abitanti) e in particolare nei territori più interni dell'isola.
Di ragione certa non ne esiste una sola, ma i fattori fondamentali per cui per cui si registri questo fenomeno sono stati individuati, studiati ed accertati e finalmente presentati, dopo anni di lavoro, nel corso della sesta Fiera nazionale degli ovini, svoltasi la scorsa settimana a Macomer.
La ricerca, a cui hanno dato il loro contributo anche la facoltà di Scienze Zootecniche dello stesso ateneo e l’Università degli Studi di Cagliari, ha accertato che oltre ai fattori genetici, ereditari, e a quelli sociali e antropologici, ne esiste uno alimentare, il “segreto” di tanta longevità risiede in un’alimentazione in cui la carne d’agnello e il formaggio pecorino sono assunti regolarmente e in quantità rilevante.
Contrariamente alla diffusa credenza che tali alimenti siano alla lunga nocivi, è stato rilevato che quelle carni e quei formaggi prodotti da animali al pascolo hanno delle proprietà fuori dal comune, ricche come sono di sostanze protettive (sin anche dal cancro e dalle infiammazioni) e di un acido grasso, il Cla (acido linoleico coniugato), che non solo non aumenta il colesterolo cattivo, ma – anzi – ha il potere di abbassarlo.
Un buon motivo per sperare che la classe medica di base, alle persone con colesterolo oltre i limiti dovrebbe sì vietare l’assunzione di formaggi ma specificando che quelli di animali liberi di pascolare andrebbero esclusi da tale divieto.
13 maggio 2010
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