Tutt’altro che stupide: il riscatto delle pecore arriva da Cambridge

È credenza comune che le pecore non siano tra gli animali più intelligenti del pianeta, ma d’ora in avanti sarà bene che il genere umano inizi a rimuovere questo luogo comune dalle proprie coscienze. A suggerirlo è il gruppo di ricerca dell’Università di Cambridge guidato dal professor Jenny Morton del Dipartimento di Farmacologia. La scoperta è arrivata quasi per caso visto che il team di scienziati inglesi stava lavorando sul morbo di Huntington, rara sindrome ipercinetica che colpisce gli esseri umani tra i 40 e i 50 anni di età. Gli studiosi sono riusciti a scoprire che le pecore (quelle utilizzate appartenevano alla razza del Galles, nella foto qui sotto) hanno un intelletto paragonabile a quello dei roditori, delle scimmie e, per certi versi, alcune facoltà proprie degli esseri umani.

Una pecora di razza Gallese in una foto di Vertigogen® da Wikipedia«Il nostro lavoro», ha affermato Morton, «è giunto alla conclusione che la pecora può gestire un proprio processo esecutivo decisionale». «Abbiamo notato che, una volta fatta una serie di esperienze pratiche, questi animali sono in grado di capire le regole che la governano e farle proprie, compiendo quello che è conosciuto come “obiettivo di scelta discriminatoria”».

Sottoposti a determinati test, gli ovini infatti hanno dimostrato la capacità di comprendere le regole su cui quelli erano fondati, e di agire di conseguenza. E quando quelle sono state modificate, si sono dimostrati come infastiditi per via del cambio delle regole apprese.

Di fronte ad una serie di secchi di vari colori, disposti in un campo, le pecore hanno imparato dopo poche esperienze che solo quelli di una determinata tinta contenevano cibo. Dopo aver ripetuto più volte il test, e quando le pecore avevano dimostrato di puntare con sempre maggior sicurezza verso quelli, gli studiosi hanno inserito il cibo in secchi di altri colori. Superato il primo momento di disagio, gli animali hanno reimparato la nuova “regola del gioco” impiegando lo stesso tempo della scimmie e dei roditori.

E più avanti si è andati nello studio e più le regole si sono complicate, coinvolgendo oltre ai colori le forme dei contenitori. E le pecore hanno imparato anche questa nuova e più complessa regola. Dopo trentadue tentativi circa, ogni pecora sapeva risolvere l'”arcano” e fare sua con sicurezza la nuova logica del gioco. Inoltre, lo studio condotto dal gruppo di lavoro del professor Morton ha accertato la straordinaria memoria spaziale degli ovini, capaci di ricordare nel tempo l’ambiente circostante in cui sono abituati a muoversi.

La ricerca, recentemente recensita dalla rivista “Public Library of Science One”, fa parte di un più ampio lavoro destinato a utilizzare regolarmente le pecore di razza Gallese come modello animale per l’esame del morbo di Huntington.

Precedenti ricerche effettuate presso l’Istituto Babraham di Cambridge avevano dimostrato che gli ovini hanno anche la capacità di ricordare i volti umani e di reagire alle loro diverse espressioni facciali. Ultima dote saliente di questi animali, è quella di saper riconoscere le altre pecore del gregge da una serie di caratteristiche, prima tra tutte la fisionomia del “volto”. Né più né meno di quanto accada a noi umani con i nostri simili.

24 febbraio 2011