Rivoluzione nella ricerca contro i batteri nocivi

Batteri di listeria osservati al microscopioUn nuovo metodo scientifico, destinato a introdurre importanti cambiamenti nell’ambito della sicurezza alimentare, è stato messo a punto da un gruppo di lavoro diretto dal professor Yingfu Li, docente di biochimica alla McMaster University di Hamilton, nell’Ontario (Canada). Si tratta di un sistema che consente di scovare batteri – come l’escherichia coli o la listeria – prima ancora che essi possano contaminare il cibo .

La notizia è stata divulgata alcuni giorni fa dal periodico “Angewandte Chemie International”, che ha pubblicato un dettagliato articolo dei ricercatori; in esso viene mostrato come il loro sistema di test a fluorescenza denominato DNAnzymes e progettato per tracciare il Dna degli agenti patogeni richieda tempi assai più brevi rispetto ai normali test microbiologici (per il responso sulla listeria, ad esempio, occorrono attualmente almeno cinque giorni).

Yingfu Li, docente alla McMaster University e responsabile del gruppo di ricerca che ha messo a punto il metodo DNAzymes«Abbiamo sviluppato», ha scritto Yingfu Li (nella foto), «un test universale, che adotta procedure meno complesse rispetto a quelle usuali, generando risultati molto precisi e accurati». In sostanza, il metodo si basa sul fatto che i batteri lasciano alle proprie spalle una loro “traccia biologica” (DNA batterico), che consiste nei loro stessi “escrementi”. Così, ha spiegato Li, «è stato messo a punto il metodo che poi abbiamo denominato DNAnzymes, che funziona monitorando i sottoprodotti metabolici con apparecchiature molecolari».

Al centro della tecnologia applicata al DNAzymes c’è un singolo nucleotide di RNA che contiene un colorante fluorescente ma anche una molecola in grado di inibire quella fluorescenza. DNAzymes è in grado di legarsi a uno specifico alimento contaminato da batteri; una volta “agganciato” il batterio l'”inibitore” di fluorescenza si separa dal colorante che inizia a manifestare la sua fluorescenza. Il campione contaminato, quindi, si “illumina” segnalando la pericolosità di quel determinato alimento.

«La cosa forse più importante», ha aggiunto Li, concludendo, «è che il nostro metodo offre la possibilità di rilevare anche una sola cellula viva”.

13 maggio 2011

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