Un “no” fermo ai neonicotinoidi per salvare le api

Per quanto noi di Qualeformaggio non riusciremo mai ad apprezzare lo smodato consumo (la tendenza, ormai radicata) di miele e confetture in compagnia dei formaggi “d’autore”, riconosciamo al miele, e al mondo che ne produce di buono, tutti i valori attribuitigli sin dall’antichità e ancor più oggi dalla più recente scienza della nutrizione.

Il mondo delle api, la straordinaria bellezza del singolo animale, la loro grande operosità, il fascino della loro organizzazione sociale e il ruolo biologico svolto nella riproduzione sessuata di molte piante, non possono lasciare indifferenti chi abbia a cuore la natura, l’ambiente, e il dovere di tutelare un patrimonio tanto prezioso.

Negli ultimi anni si son fatte varie congetture circa le morie di api che purtroppo si sono registrate in Italia come in altri Paesi “evoluti” (era stato anche ipotizzato un influsso negativo dei ripetitori della fonia mobile, tanto per far sentire responsabili un po’ tutti, ndr), ma da due anni a questa parte i responsabili hanno un nome, e anche più d’uno.

Sono i produttori di neonicotinoidi, principi attivi di sintesi utilizzati in agricoltura, viticoltura e frutticoltura, ma anche gli agricoltori che ne fanno uso, i politici che non intervengono radicalmente per risolvere il problema, e non solo. Tra le varie responsabilità accertate, vi è anche quella della zootecnia intensiva, che alimentando le bestie con derivati del mais, ha avuto un ruolo assai grave, per la sempre crescente diffusione delle monocolture di quel cereale, i cui semi vengono preventivamente conciati con il fitofarmaco-killer.

Marisa Valente e Renato Bologna durante la civile protesta nei pressi dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte – foto Michele Corti

A riportare nell’ambito delle cronache di attualità la problematica dei neonicotinoidi sono stati di recente due apicoltori astigiani, Marisa Valente e Renato Bologna, lei impegnata nei movimenti ant-Ogm, lui nelle associazioni dell’embrionale movimento contadino. Operando in una zona di vitivinicoltura intensiva, hanno subìto le conseguenze dell’uso di questi prodotti chimici nei vigneti (vedi la loro pubblica denuncia “Basta veleni“). La forte sensibilità delle api a questa categoria di fitofarmaci che si è molto diffusa in anni recenti (ha sostituito altri principi attivi, ancora più pericolosi, ndr) ha provocato gravi morie di api. Per questo, già nel 2009 e poi ancora il 15 ottobre dello scorso anno (con decreto ministeriale) è stata disposta la sospensione del loro utilizzo in agricoltura, sebbene per un periodo limitato a tre soli anni.

Moria di api causata dall’uso in agricoltura dei neonicotinoidi

Per quanto transitorio, il divieto ha prodotto una forte riduzione delle stragi di api ma non la radicale e auspicata soluzione del problema; questo perché il loro utilizzo è ancora possibile nell’àmbito delle coltivazioni legnose specializzate: nei vigneti e nei frutteti. Chi abbia attività apistiche in prossimità di essi (i trattamenti vengono effettuati anche nei periodi delle fioriture) si vede ora costretto a riavviare una battaglia che era già stata combattuta e vinta non più di quattro o cinque anni fa.

Oltre ai casi registrati in Piemonte, altre morie di ingente rilevanza sono state segnalate quest’anno nel Trentino Alto Adige, tant’è che la Provincia di Bolzano si è vista costretta a mettere al bando tutti i prodotti pericolosi per le api durante le fioriture dei meleti. Dal punto di vista scientifico, recenti studi compiuti dall’Inra (l’istituto pubblico francese per la ricerca in campo agricolo) e da altri centri di ricerca internazionali, puntano il dito contro gli effetti a danno del sistema immunitario delle api.

Il professor Luca Maria Battaglini (UniTo) porta la sua solidarietà ai due apicoltori, durante il loro sciopero della fame – foto di Michele Corti

Tornando a Marisa e Renato, e alle loro battaglie, essi ritengono che tutto quel che sta capitando non sia dovuto al caso né sia accettabile. Le api non rappresentano solo una fonte di produzione economica ed ecosostenibile ma, come detto, hanno il ruolo di favorire la produttività agricola attraverso l’impollinamento e vieppiù svolgono il compito di “sentinelle dell’ambiente”, riconosciute come “bioindicatori” molto prima che si coniasse questo stesso termine.

Lo sconcerto deriva dal fatto che della morte delle api dovrebbero preoccuparsi davvero tutti, dai produttori agricoli (anche gli schiavi della chimica) ai residenti nelle aree agricole, ai consumatori. Stanchi delle logoranti mediazioni, discussioni, distinguo che caratterizzano non solo il mondo delle grandi organizzazioni agricole ma – molto spesso – anche quello dell’arcipelago ruralista e contadino, Marisa e Renato hanno pensato di attivare una forma di protesta diretta, non violenta e al tempo stesso clamorosa: lo sciopero della fame.

Ed è stato così che la coppia di apicoltori astigiani ha iniziato a luglio la propria protesta, posteggiando un vecchio van davanti alla sede dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte, in Corso Stati Uniti a Torino e interrompendo lì ogni forma di alimentazione. Lo sciopero è durato quasi tre mesi ed è stato interrotto solo questa settimana, a seguito di un malore di Renato. Ora, contrariamente a quanto annunciato da alcuni giornali locali, la pacifica forma di protesta va avanti “a staffetta”, mantenendo il medesimo presidio.

Pur non avendo avuto una rilevante copertura mediatica, lo sciopero della fame di Marisa e Renato ha attirato l’attenzione di parecchia gente, sensibile alle questioni ambientali e ai diritti dei cittadini, contro le oppressioni delle multinazionali e della società dei consumi, a cui si sono affiancati tecnici, agronomi e docenti universitari. L’appello per sostenere la causa dei due apicoltori astigiani è online e può essere raggiunto cliccando qui (hanno aderito già quasi 3mila persone).

Giorni fa i professori universitari Luca Battaglini (UniTo) e Michele Corti (UniMi), reduci da un incontro di aggiornamento in Assessorato sui progressi del progetto ProPast (Pro Pastorizia) hanno portato la loro solidarietà ai due apicoltori, fermandosi con loro per trattare le affini problematiche che i pastori vaganti si trovano a vivere, costretti come sono a mantenere le greggi lontane dai pioppeti, dalle vigne e dai frutteti sistematicamente trattati.

Una segnalazione infine, per quanti si sentano vicini alle problematiche delle api, degli apicoltori e dell’ambiente: domani 15 ottobre sarà la giornata di mobilitazione internazionale per l’abolizione dei neonicotinoidi in agricoltura. Informazioni su questa e altre iniziative a favore delle api, sul sito web buzzaboutbees.

in collaborazione con Michele Corti, ruralpini.it

14 ottobre 2011

Chi voglia seguire la protesta di Marisa e Renato su facebook può cliccare qui.