La pubertà precoce? È indotta da latti e pappine industriali

Ancora una volta il mondo scientifico “super partes” (quello che si tiene lontrano dagli interessi delle lobby) punta il dito verso l’alimentazione industriale per l’infanzia: uno studio condotto da un gruppo di ricercatori italiani ha infatti rintracciato il nesso tra il fenomeno della pubertà precoce e l’alimentazione in età neonatale.

La ricerca, pubblicata dalla rivista “The Journal of Pediatrics”, e rilanciata nei giorni scorsi da vari quotidiani nazionali, è stata condotta dal dottor Francesco Massart della Clinica Pediatrica dell’Università di Pisa e ha dimostrato che alla base del problema ci sono una micotossina estrogenica e due suoi derivati, individuati nel latte per neonati (nel 9% dei casi la micotossina; nel 26% i suoi derivati) e in alcuni omogeneizzati a base di carne commercializzati in Italia.«La micotossina in questione», spiegano i ricercatori pisani, «è lo zearalenone, prodotta dai microfunghi Fusarium che si sviluppano su vari tipi di granaglie e possono arrivare nel latte e nella carne degli animali alimentati con mangimi contaminati». Primo imputato il mais e tutti i suoi derivati, oltre ad altri cereali minori mal conservati (il fattore più critico sarebbe ancora una volta l’umidità residua nel prodotto mal essiccato).

Lo zearalenone e i suoi derivati metabolici hanno un’attività ormonale anabolizzante ed estrogenica già dimostrata nel 2008 da uno studio degli stessi ricercatori; in esso si denunciava un aumento del numero di bambine con pubertà precoce proprio perché esposte alla micotossina estrogenica. Col nuovo lavoro, i ricercatori pisani hanno completato la precedente inchiesta, andando a identificare senza ombra di dubbio la fonte di estrogeni, dimostrando che si trova in alcuni latti ed omogeneizzati per l’infanzia.

Per farlo, sono stati analizzati centottantacinque campioni di latte artificiale prodotti e commercializzati dalle quattordici maggiori ditte attive in Italia. In particolare, sono stati analizzati undici tipi di latti per neonati pretermine e ventisei tipi di latti per nati a termine. Inoltre sono stati sottoposti ad analisi quarantaquattro campioni di omogeneizzati di carne di sette produttori, e per ogni tipo di prodotto sono stati analizzati almeno cinque campioni da lotti diversi.

Lo zearalenone è stato riscontrato in diciassette campioni di latte (il (9% del totale, con concentrazione massima pari a 0,76 microgrammi per litro); il metabolita alfa-zearalenolo è stato riscontrato in quarantanove campioni (26%; con concentrazione massima 12.91 microgrammi per litro), mentre il beta-zearalenolo è stato trovato in cinquantatré di essi (28%; con concentrazione massima 73.24 microgrammi per litro).

I ricercatori hanno calcolato un’assunzione media giornaliera di questa tossina per un lattante che usi i latti contaminati pari a 5,9 microgrammi per chilo di peso corporeo ogni 24 ore. Limiti questi che superano anche di dieci volte le soglie massime di tolleranza indicate dalla Fao e dall’ Oms. Il comitato Jecfa (Joint Fao/Who Expert Committee on Food Additives) ha stabilito, infatti, un livello massimo tollerabile provvisorio di assunzione giornaliero per lo zearalenone ed i suoi metaboliti (incluso l’alfa zearalenolo) di 0.2 μg/kg per peso corporeo.

11 novembre 2011

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